Cistite da escherichia coli, cause e rimedi
La cistite è una patologia molto comune che colpisce in particolare le donne. L’ Impellente bisogno di urinare anche con dolore, un bruciore che persiste dopo la fine del deflusso urinario e talvolta perdita di sangue con le urine (“ematuria”) sono sintomi che contraddistinguono la cistite. Alla comparsa dei primi sintomi è opportuno eseguire l’analisi dell’urina con urinocoltura, per individuare il batterio responsabile dell’infezione urinaria.
La dott.ssa Maria Teresa Carani ci spiega brevemente cos’è la cistite e quali sono i batteri responsabili dell’infezione e le possibili cure.
LE CAUSE E I PRINCIPALI BATTERI
Per ragioni anatomiche, a soffrire maggiormente di cistite sono le donne, in cui l’ uretra corta (3 cm), con l’apertura esterna (orificio uretrale esterno) vicina all’orifizio anale, aumenta notevolmente il rischio di contaminazione fecale.
I batteri presenti nelle feci, in particolari circostanze e con un moto ascendente, risalgono dall’ultima parte dell’intestino lungo l’uretra e penetrano nella vescica, dove si diffondono e instaurano quella infiammazione che è alla base della comparsa dei disturbi clinici della cistite.
Molti germi possono causare la cistite, ma il principale responsabile di questa patologia è in genere l’Escherichia coli, batterio normalmente presente nell’intestino con una forma a bastoncino e dotato di piccoli uncini (fimbrie), con i quali resta ancorato alla parete della vescica.

ESCHERICHIA COLI
La cistite da Escherichia Coli è favorita dalla stitichezza. Un intestino che non si svuoti regolarmente, per la stasi protratta di feci a livello dell’ampolla rettale, può favorire l’insorgere di questa patologia.
Anche il freddo intenso, se l’addome non è ben coperto, causa una vasocostrizione locale e facilita la cistite da freddo, definita: “a frigore”.
Di supporto alla terapia con antibiotici, prescritta dal medico sulla base dell’antibiogramma, si possono utilizzare rimedi naturali come: cranberry, D-mannosio, acqua e probiotici.
Cranberry: agisce grazie a sostanze (procianidine) che dissolvono gli uncini con cui i batteri si attaccano alla mucosa della vescica, facendoli così scivolare via con il flusso di urina.
Il dosaggio è di 400-500 mg di estratto secco al giorno.
Bisogna ricordare però che dosi eccessive di sostanze acide, come vitamina C o mirtilli rossi, usate per lunghi periodi, possono irritare la mucosa vescicale, favorendo la perdita del suo strato protettivo che ostacola la penetrazione di batteri nella vescica.
D-mannosio: questo zucchero forma lungo le vie urinarie un film scivoloso che impedisce l’adesione dei batteri alle pareti delle mucose e ne favorisce così l’espulsione meccanica con le urine.
Dosaggi da 1 a 2,5 g/giorno, da assumere con generose quantità di acqua per sfruttarne l’effetto dilavante.
Per impedire una reinfezione, la terapia può durare anche 6 mesi. Possibili effetti collaterali sono: flatulenza, diarrea, meteorismo.
Acqua: L’acqua è un potente alleato nella lotta alla cistite: berne almeno due litri al giorno può favorire l’eliminazione meccanica dei batteri.
Probiotici: un ceppo di Escherichia coli, non patogeno, isolato nel 1917 da Alfred Nissle, da cui prende il nome di “Escherichia coli NIssle 1917”, ha un effetto protettivo sulle vie urinarie. Nonostante appartenga ad una famiglia di batteri patogeni, questo batterio, che colonizza le porzioni più distali del colon, svolge attività antinfiammatoria, antibatterica ed immunostimolante e causa, per competizione, il calo del numero di quei patogeni che inducono le infezioni.
Diversi studi, anche se in numero limitato, evidenziano che il Lactobacillus acidophilus, anch’esso probiotico, ha un ruolo importante nel mantenimento di un ambiente vescicale sano.
Le terapie da intraprendere, per non creare il rischio di cistiti recidivanti, devono essere mirate ed efficaci .
Quest’ infezione, se sottovalutata e trattata in modo inadeguato, da occasionale e transitoria può diventare cronica, e creare quindi un notevole disagio nel nostro quotidiano.