Quali ceppi di probiotici utilizzare per i bambini
A cura della dott.ssa Maria Teresa Carani
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il probiotico è: “… un organismo vivente che, somministrato in adeguata quantità, comporta un beneficio all’ospite”. Un probiotico deve quindi diventare parte integrante del microbiota intestinale, termine che oggi definisce l’insieme dei batteri intestinali, sostituendo quello di flora batterica intestinale.
Alla nascita, la composizione del microbiota intestinale dipende dalle modalità del parto. Nell’intestino di bambini nati col cesareo, risultano predominanti i batteri “cattivi”; in quello dei nati con parto naturale prevalgono quelli “buoni”, soprattutto il “bifidobacterium”.
Inoltre, i neonati allattati al seno tendono a conservare la dominanza del “bifidoba-cterium”, mentre in quelli alimentati con latte artificiale la composizione microbica è diversa.
È opportuno ricorrere all’uso di probiotici per alcuni disturbi dei neonati: coliche gassose, allergie, diarrea, infezioni da clostridium difficile?
Numerosi articoli in letteratura scientifica evidenziano che, nelle prime fasi dello sviluppo, i probiotici possono supportare ed integrare il microbiota intestinale riducendo i sintomi di quelle patologie; in particolare,
a. nelle coliche gassose: le coliche nei neonati nei primi 3 mesi di vita causano un forte disagio ai bambini e alle loro famiglie. In alcuni studi si ipotizza che alla base del disturbo ci sia una disbiosi, cioè una flora intestinale con alti livelli di batteri “cattivi” e bassi livelli di “buoni”, disequilibrio che potrebbe causare lo sviluppo eccessivo di gas inte-stinali. Diversi studi – tra cui una ricerca torinese del 2018 – hanno evidenziato che il Lactobacillus reuteri e i bifidobatteri sono utili per contrastare l’insorgere delle coliche gassose;
b. nelle allergie: negli ultimi anni la percentuale di bambini allergici è triplicata, anche a causa di inquinamento ambientale ed eccessi di igiene. Le forme più diffuse sono: rinite allergica, asma e allergie alimentari.
Studi scientifici ipotizzano che l’assunzione di Lactobacillus rhamnosus, prima e dopo il parto, e nel primo anno di età del bambino possa evitare l’insorgere di allergie alimentari e ridurre la durata e l’impatto delle infezioni respiratorie.
Anche nella dermatite atopica dei neonati – disturbo con base allergica – si osserva una ridotta presenza nel microbiota di bifidobatteri e lattobacilli, e di un maggiore numero di clostridi e stafilococchi.
Secondo i ricercatori la modulazione del microbiota con probiotici può rappresentare un supporto per la prevenzione e il trattamento della dermatite atopica;
c. nella diarrea provocata da antibiotici: l’antibiotico distrugge la flora intestinale, per cui nel corso della terapia è necessario assumere probiotici, per ristabilire l’equilibrio del microbiota.
Anche nei bambini venuti in contatto con il covid-19 vengono oggi segnalati sintomi gastrointestinali (vomito e diarrea), e in quelli minori di 10 anni, secondo uno studio di “Frontiers in Pediatrics”, l’infezione potrebbe anche iniziare con una diarrea associata alla febbre. Per contrastare la diarrea sono utili bifidobacterium e lactobacillus rhamnosus, sempre insieme ad una soluzione reidratante in caso di diarrea profusa.
d. nelle infezioni da Clostridium difficile: questo batterio può causare diarrea e colite nei bambini.
L’infezione avviene per via oro-fecale: le spore del batterio ingerite raggiungono l’intestino dove colonizzano la parete intestinale. Le terapie antibiotiche, soprattutto in ambiente ospedaliero, facilitano questa infezione. Quattro ceppi di probiotici lactobacillus, saccharomyces, bifidobactarium e streptococus si sono dimostrati efficaci contro il clostridium se assunti entro 2 giorni dall’inizio della terapia antibiotica.
In questi disturbi è necessario sentire sempre il parere del pediatra sulla scelta del ceppo probiotico.