CURIOSE SINGOLARITA’ DELLA GALENICA DEI PRIMI DEL ‘900
A cura della dott.ssa Maria Teresa Carani
Dai “Quaderni di Laboratorio” di diverse farmacie, antichi ricettari dei primi del ‘900, si possono ricavare elementi utili per conoscere il quotidiano delle farmacie, operanti agli inizi del secolo scorso, sulla base delle ricette ivi registrate.
Sfogliandoli troviamo formule di preparazioni galeniche, specialità medicinali, prodotti per l’igiene ed anche prodotti estranei alla cura della salute come: smacchiatori per tessuti, emulsioni per pulire i mobili e reattivi chimici da usare in laboratorio.
A titolo di curiosità, riportiamo due formule, annotate ai primi del ‘900 dal Dott. Umberto Ramundo:
dentifricio:
- tintura vaniglia g 7,5;
- tintura piretro g 6,0;
- alcoolato menta g 7,5;
- lcolato rose g 30,0.
prodotto per pulire i mobili:
- essenza di trementina g 250,0;
- alcool denaturato g 400,0;
- acido fenico g 50,0;
- olio oliva g 200,0.
Le preparazioni galeniche costituivano, pertanto, la parte predominante dell’attività di laboratorio del farmacista, il medico infatti prescriveva medicinali personalizzati, che successivamente il farmacista preparava secondo arte. Questi doveva dare una risposta tecnica precisa, soprattutto nei casi di prescrizioni mediche in cui erano previsti principi attivi, le cui dosi erano talvolta al limite della pericolosità come, ad esempio, formule contenenti derivati dell’arsenico, del piombo, del mercurio o piante tossiche come il veratro, l’aconito, il colchico, la noce vomica e la belladonna.
Nei quaderni sono contenute anche formule di specialità medicinali, quali la micranina Nager, la pomata De Angelis e lo iodosan, infatti le specialità – per un lungo periodo – si preparavano in farmacia. Solo successivamente la terapia medica abbandonò questo tipo di formulazioni galeniche, volgendosi prevalentemente all’impiego di specialità medicinali prodotte dall’industria.
Tra le materie prime usate compaiono a volte prodotti strani come: gli occhi di gambero e il sangue di drago (il cui uso in terapia si basava su superstizioni e leggende), ed anche piante della medicina popolare impiegate in base all’esperienza del farmacista, senza che egli conoscesse scientificamente i principi attivi in esse contenuti.
Oggi, che si conoscono proprietà e composizione chimica di quelle piante, e la loro tossicità, per molte ne viene addirittura vietato, l’uso terapeutico; è il caso dell’oppio, della cocaina, del veratro, dell’aconito, della belladonna, dello stramonio e della noce vomica. L’oppio, in particolare, era di uso comune in medicina, come sedativo; infatti, associato alla belladonna – nella polvere del Dower – calmava la tosse convulsa; incluso nell’ Elixir Paregorico serviva come ipnotico.;Per i seri problemi e rischi di abuso dell’oppio, il Legislatore successivamente adottò una rigida regolamentazione e ne vietò l’uso nel laboratorio delle farmacie, anche se l’oppio in polvere resta tutt’ora iscritto nella Farmacopea Ufficiale Italiana (F.U.I.).
Questi quaderni sono preziosi documenti storici e testimoniano l’ingente patrimonio di esperienze, studi, ricerche, dedizione al servizio per i cittadini che è alla base e all’origine della professione del farmacista.