Obesità in menopausa
a cura della dottoressa Maria Teresa Carani
Seconda Parte
Integratori, Dispositivi e farmaci
Sono assolutamente da evitare le diete fai-da-te, consigliate da un’amica o messe in evidenza dai mezzi d’informazione. In particolare non vanno seguite cure dimagranti sbilanciate, che promettono grandi risultati con minimi sforzi e in tempi brevissimi, che sono in realtà un vero choc per il metabolismo.
Dimagrire significa perdere massa grassa ossia cellule adipose e gli integratori che, in aggiunta alla dieta e all’attività fisica, possono aiutare l’organismo a perdere grasso sono molteplici.
La corretta assunzione di questi rimedi può anche esercitare un benefico effetto psicologico su coloro che iniziano una cura dimagrante, infondendo una maggiore fiducia nel successo del percorso salutistico adottato.
Strategie per ridurre il sovrappeso
I fattori che sono causa dell’insorgenza del grasso addominale in menopausa sono: l’eccessiva sedentarietà e l’alimentazione scorretta, sia come qualità che quantità. Per prevenirli e/ o contrastarli si deve adottare un programma che includa:
- L’ aumento delle occasioni di movimento e di esercizio fisico;
- Il contrasto della ritenzione idrica;
- Lo stimolo del metabolismo;
- Il controllo del senso di fame;
- Il controllo dei picchi glicemici;
- La prevenzione dell’iperinsulinemia;
A. L’AUMENTO DELLE OCCASIONI DI MOVIMENTO E DI ESERCIZIO FISICO
Una dieta senza attività fisica è una battaglia perduta in quanto il movimento ha un ruolo di supporto insostituibile per dimagrire. In un organismo tanto maggiore è la massa muscolare tanto più si incrementerà il suo metabolismo basale. Il muscolo infatti ha un consumo di calorie nettamente superiore rispetto al tessuto adiposo, per cui maggiore è la muscolatura, più calorie consumiamo anche senza fare sforzi o attività fisica.
Pertanto, un modo per aumentare il metabolismo e perdere peso è quello di aumentare la massa muscolare con un adeguato programma di esercizio fisico. Non è necessario trasformarsi in super sportive ma possono essere sufficienti anche solo 30 minuti di attività fisica al giorno ad es., una camminata a passo veloce, per 5 giorni alla settimana.
Per supportare l’attività fisica, si può assumere la L-acetil carnitina, sostanza prodotta naturalmente dal fegato e presente nei tessuti, che cattura il grasso, lo trasporta all’interno dei mitocondri – centrali energetiche della cellula – dove viene convertito in energia.
La L-acetil carnitina facilita quindi, durante l’esercizio fisico, l’utilizzo dei grassi a scopo energetico.
B. IL CONTRASTO DELLA RITENZIONE IDRICA
Per calo di peso corporeo si deve intendere la diminuzione della massa adiposa: è pertanto evidente che un diuretico, determinando solo l’eliminazione di acqua, è ininfluente sull’adipe.
Nelle donne più che negli uomini, non solo c’è la tendenza a trattenere liquidi per patologie o disfunzioni ma, nella maggior parte dei casi, essa è anche conseguenza di uno stile di vita non corretto, associato ad un’alimentazione non bilanciata. Il ristagno di fluidi avviene solitamente in zone predisposte all’accumulo di grassi, come le cosce, i glutei e l’addome. Tale accumulo si evidenzia con un edema, cioè un rigonfiamento del tessuto cutaneo, con conseguente alterata circolazione del sangue e della linfa. Il ristagno, avendo come conseguenza il rallentamento della diuresi, favorisce conseguenze poco estetiche e/ o salutari: infatti la pelle risulta visivamente meno fresca, più secca, screpolata.
Come controindicazione per tutti questi integratori, vale quella di non associarli a farmaci diuretici in quanto ne potenziano l’azione con il rischio di instaurare uno stato di ipopotassiemia.
Gli integratori naturali adatti allo scopo sono:
- BETULLA
Meccanismo d’azione
Aumenta la diuresi sotto l’aspetto volumetrico con l’eliminazione di acqua, sodio, cloro e scorie azotate senza irritare l’epitelio renale. In caso di diuresi scarsa è consigliabile la sua associazione con l’ortosifon.
- PILO SELLA
Meccanismo d’azione
Agisce direttamente a livello di tubuli renali dove incrementa l’escrezione dei cloruri e dei composti azotati; è quindi utile nel trattamento degli inestetismi provocati dagli accumuli di liquidi come cellulite, gonfiore alle caviglie, edemi agli arti inferiori.
- ORTHOSIFON
Meccanismo d’azione
Facilita l’eliminazione di acqua, sodio, cloro e scorie azotate senza irritare l’epitelio renale, per cui è indicato in qualsiasi caso di ritenzione idrica e particolarmente nelle diete dimagranti e nella cellulite.
Controindicazioni
Evitarne la somministrazione in pazienti con edema causato da insufficienza renale e/o cardiaca, e nelle ore serali.
- TARASSACO
Meccanismo d’azione
Aumenta la secrezione di bile con conseguente azione diuretica. La somministrazione della droga è da associare ad una dieta ricca di proteine e povera di sodio. Dato che il materiale di riserva di questa pianta come quella di altre della stessa famiglia è l’inulina e non l’amido, questa droga ha anche effetti lassativi.
Controindicazioni
Non somministrare ai soggetti con intestino irritabile ed ai pazienti con calcoli di piccole dimensioni delle vie biliari, in quanto potrebbe loro provocare coliche.
C. LO STIMOLO DEL METABOLISMO
Spesso le persone con problemi di peso chiedono di fare gli esami della tiroide o si rivolgono all’endocrinologo nella convinzione che i loro chili di troppo siano dovuti a una disfunzione della ghiandola. Questa convinzione, quasi sempre errata, si basa però su un presupposto scientificamente valido e cioè che gli ormoni tiroidei sono degli importanti regolatori del metabolismo e quindi, se la tiroide funziona poco, questa potrebbe essere responsabile dell’aumento di peso. Nella realtà questo accade solo se l’ipotiroidismo è grave e certamente non può essere sempre chiamato in causa per giustificare incrementi di peso di decine di chili. L’ipotalamo tramite un ormone il TSH attiva la tiroide che, secerne due ormoni iodati la tetraiodotironina (T4) e la triiodotironina (T3), strumenti attraverso i quali governa il metabolismo . E’ importante conoscere con le analisi del sangue il valore della frazione libera di T3 e T4 ; è in particolare un valore alto di FT3 che ci fa capire che la tiroide sta lavorando bene. Mentre un valore alto di TSH indica che la tiroide non sta ben funzionando e quindi va sollecitata.
- ALGA FUCUS (stimolante)
Meccanismo d’azione
Il fucus garantisce il funzionamento regolare della tiroide con il suo apporto di iodio, elemento che viene utilizzato nella sintesi degli ormoni tiroidei, necessari per stimolare il metabolismo basale. Ci sono attualmente pareri discordanti su questi effetti benefici, per i potenziali effetti collaterali della droga.
Controindicazioni
Consigliato nei seguenti casi:
- aritmie cardiache,
- pazienti in terapia tiroidea e nei casi tiroidei borderline.
Deve essere assunto per cicli di durata non superiore alle 6-8 settimane. Può potenziare l’azione di eventuali terapie a base di ormoni tiroidei.
- COLEUS FORSKHOHLII (modula il TSH)
Meccanismo d’azione
La forskolina ha un effetto bruciagrassi dovuto al fatto che provoca la scissione dei trigliceridi di deposito nel tessuto adiposo, incrementa la massa magra in quanto agisce sulla fosforilasi dei muscoli scheletrici, favorisce la diffusione di insulina. Le più recenti ricerche dimostrano pure che la forskolina, mimando l’azione del TSH, stimola dolcemente la sintesi degli ormoni tiroidei, che regolano il metabolismo, pur senza sovrapporsi o sostituirsi alla tiroide. Inoltre, inibisce il desiderio di consumare zuccheri.
Controindicazioni
Si sconsiglia la somministrazione a chi sta assumendo:
- farmaci contro la pressione alta;
- farmaci anticoagulanti;
- farmaci per il diabete;
e, inoltre:
- per chi soffre di ulcera, reflusso gastroesofageo o acidità di stomaco;
- per chi è allergico alla forskolina;
- per le donne in stato di gravidanza o in fase di allattamento.
- INTEGRATORE DI CURCUMA+PEPE NERO
Per perdere peso in maniera veloce, negli ultimi tempi sono stati molto pubblicizzati alcuni integratori che contengono piperina e curcumina. Ad oggi non vi sono evidenze scientifiche che confermino effetti di tipo dimagrante, dovuti a questi due ingredienti. Ciò non toglie che il loro uso possa essere di supporto per una dieta equilibrata, unita però ad attività fisica, e quindi possa coadiuvare la perdita di peso. Di questo integratore misto se ne deve assumere una o due capsule durante i pasti principali.
- GARCINIA
Quando l’ingestione di cibo e in particolare di zuccheri eccede la necessità dell’organismo una parte dell’energia prodotta viene utilizzata per la sintesi dei grassi, che vengono poi immagazzinati principalmente nel tessuto adiposo sottocutaneo. L’acido idrossicitrico contenuto nella droga inibisce questo processo e riduce lo stoccaggio di calorie sotto forma di grassi di deposito che sono i responsabili dell’aumento di peso. Stimola anche la trasformazione di glucosio in glicogeno, e ne aumenta il deposito nel fegato bloccando la sensazione di fame.
Controindicazioni
Da evitare nei seguenti casi:
- in gravidanza e allattamento;
- nelle malattie degenerative: Alzheimer e altre forme di demenza (la garcinia può infatti incrementare la sintesi cere brale di acetilcolina);
- nel diabete mellito (soprattutto se in terapia farmacologica);
- in associazione con altri dimagranti termogenici: si potrebbe ro verificare effetti collaterali a carico dell’apparato gastro intestinale.
D. IL CONTROLLO DEL SENSO DI FAME
Spesso chi è in sovrappeso non consuma una prima colazione razionale ma si accontenta di un caffè, non sente la necessità di mangiare fino alla tarda mattinata ed alle ore del pranzo mostrando una sorta di iperfagia specie compensatoria durante la cena ed addirittura dopo il pasto serale.
La fame è una sensazione causata dal bisogno di cibo ed è variamente influenzata da fattori come l’attività fisica, gli stati emotivi, la temperatura ambientale e da molecole segnale che i vari organi inviano al cervello.
La regolazione della fame è un meccanismo complesso regolato dai centri ipotalamici del controllo della fame, che ricevono:
- SEGNALI DI STOP (anoressizzanti – diminuiscono la fame): leptina, insulina, peptide YY PYY), colecistochini na (CCK),
- SEGNALI DI START (oressizzanti – aumentano la fame): grelina, endocannabinoidi, NPY, MHC.
Di questa complessa rete di segnali ci concentreremo sugli integratori utili per ridurre il senso di fame e che si basano su diverse tipologie di azione.
1. Rimedi che agiscono nello stomaco
Nello stomaco quindi, quando è vuoto o almeno poco pieno, viene secreta la grelina che attiva il centro della fame. Per interrompere questo segnale è preferibile usare nella dieta cibi ricchi di fibra come frutta e verdura, ed eventualmente fare o un’integrazione con fibre liquide e/ o con integratori e dispositivi, oppure adottare un trattamento farmacologico.
- Integratori: tra gli integratori che hanno ricevuto dalla Commissione Europea un’indicazione ufficiale per la gestione del peso, si trovano il chitosano e il glucomannano, sostanze assimilabili alle fibre alimentari, non assorbibili dall’organismo e quindi prive di valore nutritivo. Una volta assunti, si rigonfiano nello stomaco inviando segnali di sazietà con conseguente effetto di sensazione di sazietà. Non essendo inoltre metabolizzati nè assorbiti, contribuiscono ad aumentare il volume della massa fecale catturando i grassi e riducendone l’assorbimento. Gli effetti collaterali di questo integratori possono essere meteorismo e gonfiore addominale.
GLUCOMANNANO (amorphophallus konjac)
Principio attivo: glucomannano
Dosaggi: 3g al giorno pari a tre capsule da 1g da assumere ai pasti principale con abbondante acqua
Meccanismo d’azione: a contatto con l’acqua il glucomannano si rigonfia ed aumenta la propria massa, fino ad assumere una consistenza gelatinosa che distende le pareti gastriche. E’ solubilissimo ed assorbe fino a 200 volte il proprio peso di acqua, dando soluzioni gelatinose, translucide, altamente viscose che assorbono le sostanze nutritive, diminuendo in tal modo anche la sensazione di fame. Deve essere assunto con abbondante liquido mezz’ora prima del pasto.
Controindicazioni: da non assumere in caso di ostruzione intestinale e patologie esofagee. In caso di effetti collaterali a carico dell’apparato gastrointestinale come gonfiore addominale, eruttazioni, dolori, crampi e flatulenza, si consiglia di interromperne temporaneamente l’assunzione.
CHITOSANO
Droga: è il guscio dei crostacei
Dosaggi : 1g un’ora prima dei pasti con abbondante acqua
Meccanismo d’azione: questo prodotto naturale ha la proprietà sia di avvolgere le sostanze grasse che di assorbire una quantità di acqua 5 volte il suo peso, ed è con tale processo che esercita un controllo sul peso.
Controindicazioni: da non utilizzare nei soggetti allergici ai crostacei. Può assorbire anche le vitamine liposolubili e i sali minerali, pertanto questi nutrienti debbono essere reintegrati nella dieta. Non deve essere assunto per più di sei mesi continuativi.
- Dispositivi: Oggi oltre ai prodotti naturali già citati sono anche disponibili dispositivi medici che hanno un effetto adiuvante nel trattamento del sovrappeso; si tratta di prodotti contenenti macromolecole polisaccaridiche ottenute attraverso una tecnologia di produzione che consente di concentrare specifiche frazioni polisaccaridiche ottenute da:Cellulosa, Opuntia Ficus indica, Amorphophallus konjac, Althaea officinalis, Linum usitatissimum, Tilia platyphyllos, Cichorium intybus.
Il principio attivo che si ottiene è il “Policaptil gel retard”, che agisce a livello intestinale formando un gel altamente viscoso che favorisce il controllo del picco glicemico postprandiale, riducendo la quantità e la velocità di assorbimento dei carboidrati (effetto retard), con riduzione anche del senso di fame e della sonnolenza.
- Farmaci
ORLISTAT: rientra nel gruppo dei farmaci capaci di ridurre l’assorbimento di oltre il 30% dei trigliceridi con l’inibizione delle lipasi pancreatiche e gastriche, deve essere assunto durante il pasto o al massimo entro un’ora. Il trattamento con orlistat ha effetti positivi sui profili lipidici e sulla glicemia mentre gli effetti collaterali sono limitati al tratto gastrointestinale e consistono in un’aumentata eliminazione dei grassi con le feci. Il farmaco deve essere utilizzato sotto controllo medico, pur tuttavia recentemente è stata però introdotta in commercio la prima specialità da automedicazione.
2. Farmaci che agiscono sul Sistema Nervoso Centrale (S.N.C).
Sono medicine denominate “Anoressanti”, che riducono la voglia di assumere cibo attraverso un meccanismo esercitato sulle zone cerebrali che regolano l’appetito.
I primi farmaci utilizzati furono le amfetamine, successivamente il dietilpropione fendimetrazina e fenfluramina.
Tutti questi farmaci per i pesanti effetti collaterali quali ipertensione polmonare e vizi valvolari sono stati ritirati dal commercio in tempi successivi.
Nel 1997 la FDA concesse l’autorizzazione in commercio alla sibutramina
L’8 febbraio 2010 l’EMA (European Medicines Agency), l’AIFA (Agenzia italiana del farmaco), dispose il divieto di vendita di tutti i medicinali contenenti Sibutramina sul territorio italiano.
La decisione scaturì dalla valutazione dei dati di sicurezza provenienti dallo studio SCOUT (Sibutramine Cardiovascular Outcome) che riteneva che il beneficio della Sibutramina, come aiuto nella perdita di peso, non fosse superiore ai rischi cardiovascolari del farmaco.
Questi farmaci non sono quindi più in commercio ma su internet ancor oggi sembrerebbe possibile ordinare la sibutramina.
E. CONTROLLO DEI PICCHI GLICEMICI
La glicemia non è stabile, ma cambia nell’arco della giornata e raggiunge la concentrazione più alta dopo i pasti (picco glicemico). I carboidrati sono la fonte energetica più importante del nostro organismo, ma per poter essere assimilati debbono prima subire dei processi di demolizione e semplificazione, (digestione), ed essere poi passare sotto forma di zuccheri semplici, in particolare di glucosio, nel flusso sanguigno attraverso la mucosa intestinale.
Nel momento dell’ingestione del cibo l’intestino produce le incretine, ormoni che promuovono, la secrezione di insulina dalle cellule beta e inibiscono la secrezione di glucagone da parte delle cellule alfa del pancreas, ma solo quando la glicemia sale per effetto dei carboidrati introdotti col cibo, e quindi non causano ipoglicemia.
Gli ormoni più importanti sono:
- GLP-I (Glucagon-like peptide 1), prodotto dalle cellule L dell’ileo/ colon;
- GIP (Glucose-dependent insulinotropic peptide), prodotto dalle cellule K del duodeno.
Alcuni regimi alimentari molto in voga come la Zona, la dieta Montignac e la dieta dell’indice glicemico danno un grande valore al controllo dei picchi glicemici, in quanto ipotizzano che la loro oscillazione sia un fattore importante nel causare l’aumento di obesità addominale e sono quindi calibrate in modo da cercare di mantenere la glicemia costante nel tempo.
Oltre alle diete citate, per il controllo dei picchi glicemici sono disponibili diversi rimedi, integratori e dispositivi, qui di seguito descritti.
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INTEGRATORI
GYNEMA
La Gynema è usata nelle diete di quei pazienti che tendono ad abusare dei dolci per ridurre l’assorbimento di zuccheri a livello intestinale. La molecola del principio attivo della pianta l’acido ginemnico, simile a quella del glucosio ma più ingombrante da un punto di vista sterico, si lega ai recettori dei villi intestinali per il glucosio e li intasa per circa cinque ore, diminuendo, in tal modo, l’assorbimento dello zucchero di circa il 50%. Se ne usa preferibilmente l’estratto secco titolato in acido ginemnico al 5 % con dosaggi di circa 350- 500 mg suddivisi in due dosi. Non ha particolari effetti collaterali né controindicazioni.
CANNELLA
Che la cannella abbassi la glicemia lo sostiene uno studio pakistano, che purtroppo non ha trovato conferme in altre ricerche. Tra le proprietà salutari accertate di questa spezia c’è però l’azione antiossidante.
L’articolo è stato pubblicato da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di nutrizione umana della Università di Peshawar nel Pakistan (Khan A. e collaboratori: ” Diabetes Care”, 2003; 26:3215). Secondo questi autori, la somministrazione a un gruppo di pazienti diabetici di una dose giornaliera, da 1 a 6 grammi, di cannella della varietà Cinnamomum Cassia, avrebbe prodotto, in confronto con un eguale numero di soggetti trattati con placebo, una riduzione significativa della glicemia. Purtroppo, i risultati ottenuti dagli autori pakistani non sono stati confermati da lavori successivi. Non vi sono quindi motivi fondati per consigliarne l’uso a pazienti diabetici, purtuttavia rimane il fatto che questa spezia, al pari di altre e di molti vegetali, è ricca di polifenoli e a questi possono essere attribuite proprietà genericamente salutari in virtù del loro acclarato potere antiossidante.
CURCUMA
La «curcuma longa» è una pianta erbacea il cui rizoma è usato come spezia nella cucina tradizionale di molte zone dell’Asia e del Medio Oriente, soprattutto in India e Thailandia.
Tra le sostanze contenute nella Curcuma la Curcumina è un pigmento appartenente alla classe dei polifenoli che conferisce il tipico colore giallo-arancio alla spezia ed è dotata di una potente azione antiossidante. Di questa sostanza, ad oggi, si sono evidenziate con certezza proprietà anti-ossidanti ed anti-infiammatorie. Essendo l’obesità e il diabete malattie con una forte componente infiammatoria gli studiosi hanno cercato di evidenziarne gli effetti positivi e benefici anche nelle patologie delle cellule beta del pancreas, causate da iperglicemia. Ricordiamo che al pari della Curcumina anche altri antiossidanti, come Rutina ed Esperidina possono svolgere un ruolo protettivo contro i processi infiammatori.
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DISPOSITIVI
Questa nuova tipologia di prodotti già trattati nel paragrafo precedente, oltre a ridurre la fame nervosa, favoriscono anche il controllo del picco glicemico postprandiale, in quanto diminuiscono la quantità e la velocità di assorbimento dei carboidrati (effetto retard). Questa azione di controllo del picco glicemico in pratica ridurrebbe:
- l’accumulo di grasso nel tessuto adiposo;
- il brusco innalzamento della concentrazione di glucosio nel sangue che si ha a seguito di un pasto, così da ridurne l’immagazzinamento sotto forma di grasso,
- la ricomparsa precoce del senso di fame;
- eviterebbe la rapida caduta dei livelli di glucosio nel sangue, una con dizione che l’organismo interpreta come mancanza di nutrienti alla quale far fronte con l’assunzione di altro cibo.
F. LA RESISTENZA INSULINICA
Si parla di insulino-resistenza quando le cellule dell’organismo diminuiscono la propria sensibilità all’azione dell’insulina e quindi ne serve più per ottenere lo stesso effetto ormonale.
Il tessuto muscolare è quello che consuma prevalentemente glucosio, ma se non facciamo attività fisica il muscolo rifiuta il surplus di glucosio, dovuto ad un pasto ricco di carboidrati, per cui l’eccesso viene inviato alle cellule adipose per essere trasformato in trigliceridi cioè in adipe.
Gli alti livelli di insulina, dovuti ad insulino-resistenza, favoriscono quindi la sintesi di grasso mentre ne inibiscono l’utilizzazione; ambedue questi meccanismi bloccano di fatto qualsiasi possibilità di dimagrimento.
Per dimagrire la terapia più adeguata è quindi quella di far consumare il glucosio all’interno dei muscoli con l’attività fisica , che inoltre aumenta all’interno delle cellule anche il numero dei mitocondri, che sono come dei forni che bruciano calorie ed incrementano il metabolismo.
Integratori e farmaci possono essere utilizzati per aumentare la capacità dei tessuti di rispondere adeguatamente allo stimolo insulinico.
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INTEGRATORI
CROMO
Il cromo insieme al magnesio è un componente del cosiddetto “glucose tolerance factor”, una sostanza a basso peso molecolare che – legandosi all’insulina ed al suo recettore – attiva i trasportatori del glucosio dal citoplasma alla membrana e quindi incrementa l’assorbimento del glucosio nella cellula. Viene proposto per favorire il dimagrimento, ridurre il grasso corporeo e tenere sotto controllo la glicemia. Una fonte naturale di cromo è il lievito di birra; (il minerale è invece altamente tossico e cancerogeno nella forma tetravalente rilasciata nell’ambiente come inquinante industriale). Si trova come integratore sotto forma di cromo picolinato ( da non assumere per più di due mesi) o come ossiprolinato in cui il vettore è un aminoacido naturale, di piccole dimensioni, caratterizzato da una elevata biodisponibilità.
ACIDO ALFA-LIPOICO
L’acido alfa-lipoico (spesso abbreviato in ALA), è un acido grasso con una potente azione antiossidante che aiuta a combattere lo stress ossidativo provocato dai radicali liberi (responsabili dell’invecchiamento e dei danni cellulari) sia all’esterno che all’interno della cellula nervosa.
Viene naturalmente prodotto dal fegato e da altri tessuti del nostro organismo ed anche assorbito da alcuni alimenti introdotti con la dieta.
Si accumula in alcuni tessuti (fegato, cuore, muscolo, cervello e nervi e altri). Tra le sue proprietà c’è, quella di poter agire sia all’interno della cellula, cioè in un ambiente acquoso come il citoplasma delle cellule sia in un ambiente ricco di lipidi come la membrana cellulare. Riesce quindi raggiungere tutti i compartimenti di una cellula proteggendola dentro e fuori dall’attacco incessante dei radicali liberi. Quando assumiamo omega 3 mangiando pesce o con capsule di integratore ad esempio è opportuno associarvi degli antiossidanti, come l’acido alfa-lipoico o la vitamina E, che proteggono l’acido grasso dall’attacco dei radicali liberi.
OMEGA3
Anche gli acidi grassi polinsaturi della serie omega 3 contenuti nell’olio di pesce possono esser validi alleati nel recupero della sensibilità insulinica e nel contrasto a processi infiammatori legati ad una situazione di iperinsulinemia compensatoria, tipica di chi presenta resistenza insulinica. In questo caso la dose da assumere è quella di almeno 5 g di acidi grassi omega3 a catena lunga.
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I FARMACI
ANTIDIABETICI ORALI METFORMINA
Alcuni farmaci antidiabetici orali come le diguanidi (metformina) facilitano l’assorbimento dello zucchero a livello di tessuti periferici aumentandone la sensibilità insulinica.
La Metformina quindi riduce la resistenza all’insulina ed ha importanti effetti sulla glicemia. Se è affiancata all’esercizio fisico, alla perdita di peso ed eventualmente ad altri farmaci, rappresenta una terapia spesso risolutiva. Non provoca ipoglicemie e aiuta a non aumentare di peso o addirittura lo riduce.
ANALOGHI DI GLP-1,
Le incretine come il GLP-1, possono circolare solo per pochi minuti prima di essere disattivate ad opera da un enzima il DPPIV (o Di-Peptidil-Peptidasi IV). Questi ormoni si sono rivelati di particolare interesse per la cura del diabete di tipo 2 e dell’obesità addominale. La ricerca farmacologica ha prodotto ormoni analoghi di GLP1 e GIP, che non possono essere rotti dal DPP-IV in modo da consentire a questi farmaci di agire più a lungo e stimolare così la produzione di insulina.
Il primo farmaco prodotto, l’exenatide, è stato sviluppato partendo dalle conoscenze su una molecola isolata dal veleno di un rettile che vive nel deserto dell’Arizona, il Gila Monster. Questo farmaco, che non viene tagliato dal DPP-IV, ha un’emivita di circa 6-8 ore, resta quindi nel sangue più a lungo, stimola la produzione di maggiore insulina e diminuisce così i livelli ematici di glucosio. Successivamente è stata introdotta in commercio la liraglutide, resistente al DPP-IV e con un’emivita di circa 13 ore; il farmaco è stato inizialmente autorizzato nell’UE solo come ipoglicemizzante nei pazienti con diabete mellito, alla dose di 1.2 e 1.8 mg/die.
Successivamente questo farmaco è stato introdotto con un diverso nome commerciale e ad un dosaggio maggiore di 3 mg/ die.
L’esatto meccanismo d’azione della liraglutide nella perdita di peso non è del tutto noto, ma si ritiene che il medicinale agisca sulle zone cerebrali che regolano l’appetito, legandosi ai recettori del GLP-1 presenti nelle aree cerebrali. Ne conseguono un incremento della sensazione di sazietà e una diminuzione dei segnali di fame.
Uno studio condotto in Canada ha mostrato nei pazienti in trattamento per sei mesi una perdita di peso superiore al 7% del peso iniziale ed un miglioramento dei fattori di rischio cardiometabolico tra cui i livelli di glucosio nel sangue e la pressione arteriosa.
La terapia, dopo le prime 12 settimane deve essere interrotta se i pazienti non hanno perso almeno il 5% del peso corporeo iniziale.
Diversi altri studi hanno inoltre dimostrato l’efficacia della liraglutide nel mantenimento del calo ponderale, nel miglioramento e nella prevenzione dell’iperglicemia.
La somministrazione è iniettiva con delle penne pre-riempite. Si inizia con la dose giornaliera di 0.6 mg, che va incrementata settimanalmente: 0.6-1.2-1.8-2.4-3.0 mg/die.
Possibili effetti avversi sono: nausea, vomito, diarrea, stipsi, dispepsia, dolore addominale. E’ segnalato anche un aumento della frequenza cardiaca di 2-3 battiti al minuto, reversibile con la sospensione del trattamento.